Il mio contributo per THE WALL (archives)
Un progetto di Pietro Gaglianò
In mostra allo spazio ASSAB ONE di Milano sabato 11 aprile dalle ore 12.30 alle 17,30 e in seguito dal 14 al 24 aprile
In mostra allo spazio ASSAB ONE di Milano sabato 11 aprile dalle ore 12.30 alle 17,30 e in seguito dal 14 al 24 aprile
Entro in quella stanza. Dopo cinque anni e quattro mesi. Quella stanza minuscola, asettica. Quella stanza dove ti ho visto per l'ultima volta. Quando mi aprono la porta d'istinto voglio entrare. In un istante rivedo tutto. Ti rivedo lì. E allungo la mano, come quel maledetto pomeriggio di cinque anni e quattro mesi fa. Allungo la mano, per toccarti. Ma c'è il vetro. Tu sei dietro quella teca di vetro. Vorrei accarezzarti. Ma il tuo corpo non mi appartiene più. Così come non mi è appartenuto negli ultimi sei giorni della tua vita. Nei giorni del tuo calvario. Vorrei proteggerti. Vorrei salvarti. Vorrei anche semplicemente capire come e' potuto succedere. Ma la sola cosa che vedo e' il tuo corpo martoriato. E osservo attentamente l'espressione del tuo volto. La disperazione. La solitudine nella quale ti hanno lasciato morire. Vorrei stringerti. Ma c'è il vetro. Vorrei dirti che non eri solo. Che noi eravamo fuori da quella porta, e' solo che non ci lasciavano entrare. Mentre tu al di la' di quella porta ti battevi per vivere, perché volevi vivere nonostante quello che hanno provato a farci credere. Volevi vivere. E ce l'hai messa tutta. Fino all'ultimo istante. Fino a quando il tuo cuore non ce l'ha fatta più, il dolore era troppo forte, ed ha smesso di battere. Vorrei poter fare qualcosa. Ma è troppo tardi. Sento solo le urla assordanti dei nostri genitori. Le loro imprecazioni. Vorrei fermare tutto. Vorrei tornare indietro. Vorrei non avere avuto così fiducia negli altri, in quelli che dovevano tutelare il tuo corpo come il bene più prezioso al mondo. Sono passati cinque anni e quattro mesi. Eppure sono lì, oggi, pietrificata. Ripercorro quei luoghi, quei momenti. E mi chiedo come
è potuto succedere. Per quale motivo al mondo io ti ho dovuto dare l'addio così? Sono lì. E ti vedo. E mi vedo. Sono passati cinque anni e quattro mesi. Eppure sono lì, ora, la teca è vuota. Ma io allungo la mano. Ti vedo. Ti voglio toccare. Poi distolgo lo sguardo. Vedo i volti amici sulla porta, che mi guardano col fiato sospeso, senza dir nulla. E torno alla realtà. Tu non ci sei più. Ho dovuto imparare a vivere senza di te. Ma la promessa che ti ho fatto quel giorno di cinque anni e
quattro mesi fa non l'ho dimenticata. Non ti ho saputo proteggere da vivo. Ma ti assicuro che la tua morte non sarà stata vana. Esco da quel posto, da quei ricordi. Mi lascio quell'edificio alle spalle e corro sotto la pioggia. Penso alle cose che ci sono ancora da fare. La vita va avanti. E' quello che avresti voluto tu.
Testo di Ilaria Cucchi
è potuto succedere. Per quale motivo al mondo io ti ho dovuto dare l'addio così? Sono lì. E ti vedo. E mi vedo. Sono passati cinque anni e quattro mesi. Eppure sono lì, ora, la teca è vuota. Ma io allungo la mano. Ti vedo. Ti voglio toccare. Poi distolgo lo sguardo. Vedo i volti amici sulla porta, che mi guardano col fiato sospeso, senza dir nulla. E torno alla realtà. Tu non ci sei più. Ho dovuto imparare a vivere senza di te. Ma la promessa che ti ho fatto quel giorno di cinque anni e
quattro mesi fa non l'ho dimenticata. Non ti ho saputo proteggere da vivo. Ma ti assicuro che la tua morte non sarà stata vana. Esco da quel posto, da quei ricordi. Mi lascio quell'edificio alle spalle e corro sotto la pioggia. Penso alle cose che ci sono ancora da fare. La vita va avanti. E' quello che avresti voluto tu.
Testo di Ilaria Cucchi